9 motivi per cui la nostra vita ha sete, più uno. #10 Era Consapevole

DIECI - Era Consapevole

Il decimo motivo, come abbiamo introdotto nello scorso articolo, siete voi.

Ha un senso essere qui in questo momento storico, in questo 2017 nel quale le ombre economiche, politiche e di guerra ancora si allungano sulle nostre esistenze? Forse no.

O forse sì.

Noi crediamo in un mondo che non sia diverso da quello che è, ma che sia più integro e vero di quello che pretendono sia.

Crediamo di non essere i soli a crederlo. Abbiamo messo a disposizione dei mezzi perché chi crede di poter dire: “Qui, io”, lo possa fare, e testimoniare chi è, cosa desidera, cosa sta provando a fare, cosa fa.

Uno dei più begli incipit della letteratura viene da Eureka Street, di Robert McLiam Wilson, e dice: Tutte le storie sono storie d’amore.

Provate a dirlo tra voi: Tutte le storie sono storie d’amore.

È un principio difficile cui credere, a volte sparato via da ciò che vediamo accadere in tv o dal vivo; ma forse la nostra missione è questa: testimoniare che questo amore si può insinuare ovunque. Che sia in un’asana, nella quale il respiro dà vita al corpo e la schiena si rilassa, o in un massaggio tantrico nel quale l’asimmetria del movimento e la non intenzionalità scatenano le energie che nemmeno ricordavamo; che sia in un convivio con la famiglia e gli amici in cui decidiamo di far provare nuovi sapori che siano rispettosi del mondo che abbiamo intenzione di costruire; che sia in un ambiente di lavoro bonificato da forze di potere schiaccianti; ecco, muoversi in un’era consapevole significa dare spazio alla nostra vita di entrare nella vita altrui, davvero, e di contaminarla a partire da credenze e valori.

Noi crediamo che la nostra vita ha sete, e crediamo che in quest’epoca gli assetati siano tanti.

Portate i vostri innaffiatoi, qui, e datevi la possibilità di esserci.

Ne vedremo delle belle.

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#1 La natura
#2 Il corpo
#3 L’alimentazione
#4 La crescita personale
#5 La crescita spirituale
#6 Il movimento
#7 Il turismo
#8 Gli animali
#9 Il rispetto
#10 Era Consapevole

9 motivi per cui la nostra vita ha sete, più uno. #9 Il rispetto

NOVE - Il rispetto

Fra tutte le parole rovinate negli ultimi anni, forse due hanno risentito più di tutte il colpo dell’uso distorto: onore e rispetto.

Nei post che abbiamo finora scritto, il rispetto è la base fondante di ogni azione. Senza di quello, non ci sarebbe movimento verso il nostro corpo e quello altrui, voglia di stare in un ambiente sano e voglia di condividere questo piacere, tensione spirituale, attenzione al cibo, nemmeno cautela nei confronti degli altri mondi. Il rispetto non coincide né con la bontà né con la sensibilità, ma è una sintesi miracolosa di entrambi: esistono persone buone e non sensibili, che rischiano di danneggiare se stesse e gli altri per la poca attenzione che riversano nei confronti dell’esterno; ci sono persone sensibili e non buone, che possono utilizzare la propria dote per scopi meschini; ma coloro che rispettano sono sempre e necessariamente sensibili e buoni.

Il rispetto ha anche a che fare con una dote meravigliosa, sulla quale poniamo la vostra attenzione.

La prossima volta che passerete vicino a un mazzetto spontaneo di fiori, provate a guardarlo. Che siate in città, in campagna, in pianura e in montagna, e persino in spiaggia, osservatelo.

Potete – come molte persone fanno – staccare il mazzetto perché contamina un’idea di bellezza o, viene da dire, di coerenza di quel luogo.

Potete – come molte persone fanno – pensare di muovervi al bene staccando quel mazzetto per portarlo in dono a qualcuno che amate.

O potete – come molte persone fanno, e vorremmo raccoglierle qui, tutte insieme, e parlare con loro e di loro – lasciare il mazzetto lì, e dimenticarvene perché vi sorprenda tutte le volte che lo noterete di nuovo.

Vi capiterà di vederlo strappato da qualcuno che pensava di fare un piacere al cemento, e anche di vederlo strappato e magari porto a voi.

Non importa.

Stiamo lavorando insieme perché quei mazzetti si moltiplichino, e siano il dono a tutte le persone che passeranno di qua.

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9 motivi per cui la nostra vita ha sete, più uno. #8 Gli animali.

OTTO - Gli animali

L’uomo è un animale sociale, diceva Aristotele. Per Platone, scherzosamente, un bipede implume – a livello, praticamente, di una gallina spennata.

Nel corso degli anni diversi filosofi, scrittori, uomini di scienza hanno cercato di dare dell’uomo una descrizione che fosse breve ed esclusiva, differenziandolo così dal mondo delle altre speci animate; Pico della Mirandola asserì che l’uomo aveva la possibilità di ascendere al livello degli angeli o discendere a quello delle belve. Ciò che noi sappiamo è che l’uomo, tanto più il rapporto con un’altra persona si stringe – che sia un figlio, un genitore anziano, un malato, un amante – perde le riserve di contatto e accetta piano la propria animalità nei modi che gli sono propri: stringendo, accarezzando, lavando il corpo nudo, accettando la nudità propria e quella altrui. Come se fosse proprio in quei momenti – che ne valorizzano la vita – che l’uomo contemporaneamente accetta di essere animale, da una parte, e così recuperasse il significato di essere uomo.

È anche per questo motivo che amiamo circondarci di animali di diversi tipi. Che siano cani, gatti, cavalli, le bestie di ogni razza e di ogni taglia ci riportano a una condizione di doppia dipendenza – la loro dal nostro cibo, la nostra dalla loro presenza – che alla fine diventa libertà. Ci sono persone che si lamentano di non parlare lingue straniere, e poi hanno gatti in casa, o cani; questo comporta avere a che fare con linguaggi totalmente diversi la cui comprensione richiede ascolto ed empatia, con lingue di fuori, orecchie alzate o basse, schiene che si inarcano, fusa, corse, ringhi, lenzuola su cui saltare appena il letto è approntato.

Aggiungiamo una cosa. Quando si parla di concetto di famiglia, come se fosse un concetto chiaro e definito, non è male notare come molte persone considerino – per noi a ragione – famiglia tutti gli elementi di casa, inclusi (ovviamente) quelli con i quali passano dieci, quindici, venti anni di vita e compagnia.

Può essere utile, a volte, considerare che la vita è un po’ più bella, elastica e piena di come la consideriamo.

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9 motivi per cui la nostra vita ha sete, più uno. #7 Il turismo.

SETTE - Il turismo

C’è stato un tempo nel quale il luogo era ristretto; nel quale ci si spostava idealmente in un raggio di qualche decina di chilometri, e li si percorreva con estrema cautela, come se conoscere il mondo di qua potesse tutelare anche dal mondo di là. Il viaggio era la scelta di chi cercava di capire se esistesse un mondo al di fuori del mondo, ed era riservato ai più avventurieri, ai più abbienti, o ai pazzi; e in fin dei conti sono sempre queste le persone che si muovono, ovunque: quelli che possono, quelli che vogliono, quelli che non possono farne a meno.

E c’è stato un tempo in cui gli argini hanno ceduto e improvvisamente la possibilità è diventata totale. I treni hanno allacciato in un paio d’ore o poco più Milano e Roma, gli aerei hanno dato la possibilità di spostarsi ovunque, di prendersi idealmente cinque giorni di ferie con la possibilità di tornare poi abbronzati da Bangkok. Sopra il camino hanno iniziato ad accumularsi piccoli trofei provenienti dagli angoli del pianeta: utensili intagliati in Kenia, guide Lonely Planet e del Routard, maschere cinesi, boccali tedeschi, zoccoli olandesi, flauti da chissà dove.

Ma il moto dell’uomo ha una caratteristica, che le migrazioni gli hanno dato in dono: la lentezza, la possibilità di contemperare lo spostamento con la visita calma e al di fuori di percorsi di sfruttamento, la voglia di conoscere il motivo per cui si mangia cibo diverso e a orari diversi nelle varie parti del mondo, si abbiano modi di artigianato diversi, religioni diverse.

Parleremo allora di turismo consapevole, ossia: di viaggio dell’uomo rispettoso di ciò che l’uomo ha già creato in un suo percorso frutto di scelte di vita, civili, sociali, culturali; e in una natura nella quale si scelga di essere passeggeri e visitatori e mai intenzionati a lasciare un proprio segno. L’acquisto di prodotti in loco a prezzi corretti, non adeguati soltanto alla richiesta locale ma alla nostra capacità di offerta; la scelta di luoghi che prediligono il mantenimento di valori che richiediamo a casa, come agriturismi a chilometro zero e che rispettino i determinati criteri legati al rispetto dell’ambiente, del lavoro, del mondo in cui sono calati; soprattutto l’intento di essere per una volta testimoni, e non missionari.

Forse ci stiamo avvicinando al decimo punto di questa sete di cui stiamo parlando. Forse ci stiamo avvicinando al suo senso più profondo, che per ora diremo: la voglia di essere liberi in un mondo di regole, e non schiavi in un mondo sregolato.

Che ve ne pare?

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9 motivi per cui la nostra vita ha sete, più uno. #6 Il movimento.

SEI - Il movimento

Stiamo parlando dei nove motivi, più uno, per cui la nostra vita ha sete.

Il movimento è uno di questi, e con movimento intendiamo: il modo per valorizzare la capacità espressiva di un corpo nello spazio.

Se ci pensate, non esiste un momento nella vita di un uomo e una donna in cui il movimento non desti sorpresa. Il movimento delle mani di fronte al viso è sorpresa, e a volte perfino paura; il primo passo è sorpresa, e sorpresa è la prima volta che al primo passo ne segue un secondo, e un terzo, e il ventisettesimo diventa la prima corsa. È sorpresa la prima volta che la bicicletta segue la spinta che si fa sui pedali e risponde con un balzo in avanti, e sorpresa la prima volta che si tolgono le rotelle e si scopre la differenza tra l’equilibrio che ci si sarebbe aspettati e quello che invece è richiesto. Sono sorprese i moti d’amore, le prime carezze – di quelle, ce ne sono diverse prime -, e le velocità e le forze di un corpo irrobustito. Ed è sorpresa persino, nello yoga, la riscoperta che l’uomo non ha, come diceva un monaco benedettino, un corpo valorizzato dall’anima ma un’anima valorizzata da un corpo; che, insomma, quello che il corpo può non è una limitazione di quello che l’anima vorrebbe ma una presa di possibilità di quello che l’anima da sola non può.

Provate una delle posizioni più semplici dello Hatha Yoga, per dire, quella del diamante; vestiti di soli abiti comodi inginocchiatevi, appoggiando il sedere nella conca che i piedi scalzi creeranno, e mettendo il palmo delle mani sulle ginocchia. Tenete la schiena eretta e aiutatevi con la respirazione a gestire la perfetta parità tra tensione e rilassamento. È movimento? Tecnicamente, no: il corpo si ferma, l’impegno muscolare è ridotto; ci si può stancare, ma anche visivamente non è paragonabile – per dire – a una corsa. È sport? Certo che no: non esiste competizione, il controllo del gesto si fa via via maggiore ma senza sconfinare dal piacere personale alla pretesa superiorità nei confronti di un altro. Ma, se rileggete la spiegazione che ne abbiamo dato, consente alla respirazione di farsi spazio e unire uno stato mentale a uno stato fisico; diventa, cioè, la perfetta connessione tra un mondo e l’altro, tra il corpo animato e la mente incarnata.

Stiamo iniziando a unire i pezzi che abbiamo legato nei cinque precedenti incontri, lo notate?

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CINQUE - La crescita spirituale

“L’amor che move il sole e l’altre stelle”.

Dante così ne parla, nell’ultimo canto del Paradiso, ed è chiaro a quale Dio si riferisca; meno chiaro è il limite della spiritualità come è concepita di questi tempi.

Le religioni vengono lette ormai in contrapposizione, e talvolta in cieca associazione a un ideale – ne siamo tristi testimoni in questi giorni; ma, lungi dal confrontarle se non attraverso lo strumento della dignità, ci piace pensare alla spiritualità come alla terza punta di un triangolo, quella che mira in alto – e, se volete, dà una direzione.

La prima punta l’abbiamo vista e la stiamo vedendo: siamo noi nel nostro rapporto con noi stessi.

La seconda l’abbiamo vista e la stiamo vedendo: sono gli altri, quello che chiameremmo: il mondo.

La terza non esiste se non in stretta correlazione con le altre due, così come le altre hanno bisogno di questa per chiudere il triangolo.

Cosa significa questo? Significa ragionare da un punto di vista che le contenga tutte, e che se ne tradisce una ne tradisce tutte; chi butta una carta a terra non sta facendo del male all’ambiente, ma sta mostrando come è fatto lui, come è concepita la sua spiritualità, qual è il modo in cui crede, aggiungeremmo: in che Dio crede.

Ma la crescita spirituale non è da identificarsi con una scelta religiosa, quanto con una naturale propensione dell’uomo. Come i nostri avi che levando gli occhi al cielo davano un nome al dio delle tenebre, uno al dio della luce, uno a chi governa la casa, uno a chi presiede al mare, allo stesso modo noi vedendo tenebre, luce, casa e mare possiamo non dire: questo è il Dio, ma: questa è una sua manifestazione, un suo prodotto; il frutto da rispettare di una immensa pianta della quale non vediamo le radici.

È così, tra le altre cose, che si crea la naturale preghiera di chi entra in biblioteca e abbassa la voce, abbassa la voce in un museo, lo fa guardando un tramonto al mare indifferente alla presenza di altre persone, sospende il respiro di fronte al nero del cielo che si squarcia e lascia passare un raggio di luce: la bellezza che riconosciamo ha quella capacità improvvisa di sospenderci dal tempo e innestarci nel momento, farcelo assaporare appieno, renderci all’istante cauti per calarci in qualcosa che non possiamo capire né tantomeno spiegare ma vivere, oh, quello sì.

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9 motivi per cui la nostra vita ha sete, più uno. #4 La crescita personale.

QUATTRO - La crescita personale

Abbiamo parlato di natura, corpo, alimentazione; ora iniziamo a entrare nel campo sempre più stretto – e umano – delle scelte.

E parlando di scelte, non potevamo non affrontare il tema della crescita personale.

Quanto è travisato questo punto nei tempi che viviamo!

Pare che crescere personalmente significhi dire a se stessi di fronte allo specchio di valere qualcosa, di avere opportunità – che magari non si hanno, o è giusto non si abbiano, o che nel momento in cui vengono conquistate vanno a rovinare un concetto delicato come quello di ecosistema -, di avere diritto a soluzioni standardizzate per tutti e sinonimo per tutti di successo.

Ma c’è uno splendido modo di dire: Tutti vuol dire nessuno.

La Ferrari, la villa in collina, le feste sono una immagine di successo; ma è un’immagine standard, valida certo per qualcuno, ma che non ha nulla a che vedere con il successo personale, declinato in quello che siamo, che siamo stati e in quello che i greci chiamavano: Destino.

Crescita personale diventa quindi un’altra cosa, ben più sensata, che potremmo dire: l’adeguamento di noi stessi al ruolo che abbiamo nel mondo e nella nostra storia personale.

Andare a correre perché si vuol dimagrire ha un senso; andare a correre perché si deve ne ha un altro; andare a correre perché è bello un altro ancora.

Ma crescere personalmente significa anche mettersi in sintonia col mondo che ci circonda; e questo è uno dei temi portanti di questi nove motivi per cui la nostra vita ha sete (più uno).

Crescere personalmente significa anche iniziare ad accettare una nostra responsabilità, che significa: muoversi con cura nel mondo. Significa fare la spesa con cura, scegliendo non solo ciò che giova a noi ma anche ciò che ha un significato comprare: ha poco senso nutrirsi di prodotti a chilometro zero se poi altri li facciamo arrivare dall’Himalaya, dall’Egitto, dal Messico, e magari provengono dallo sfruttamento di persone come noi in qualche momento del ciclo produttivo.

Significa tornare ad accettare il significato di alcuni termini, come: sforzo, fatica, lavoro, valorizzazione, presa in consegna, responsabilizzazione. Significa muoversi in bicicletta o a piedi quando si può, e iniziare a concepire il pensiero che questo non è un sacrificio – pur nobile – per evitare l’inquinamento dell’aria e salvaguardare la salute dei nostri figli, ma un atto volontario che ci mette al riparo dalla bruttezza e ci fa riscoprire il senso del luogo.

Su Era Consapevole l’attenzione alla lentezza ha forse anche questo senso: la volontà di far passare piano le esperienze per assaporarle, sceglierle, deciderle.

Assaporare, scegliere, decidere. Sono tre verbi bellissimi: non trovate?

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9 motivi per cui la nostra vita ha sete, più uno. #3 l’alimentazione.

TRE - L'alimentazione

Dopo la natura, il corpo. Dopo il corpo, l’alimentazione; che è incontro tra natura e corpo.

“Chi beve buon vino non parla”, dice un detto provenzale; e quanto il cibo riempie le nostre giornate, la nostra cultura, i nostri pensieri…

Mangiamo per cosa? Per sostenerci, per muoverci, per rompere la legna e per leggere, per correre e per piantare i fischer per sostenere una mensola; mangiamo e beviamo perché le sostanze nutritizie nutrano i vari distretti del corpo, per trasformare il cibo in energia per compiere le azioni quotidiane, per curarci e ricostruire, per il piacere che dai denti al palato ci dà il contatto con tutto ciò che è edibile; e mangiamo per noia, per rabbia, per passione, per frustrazione, per amore, nell’attesa. Mangiamo per piacere, tantissimo; e tutti sappiamo quanto questa espressione diventi vizio, il piacere diventi disgusto di fronte a uno specchio, senso di colpa, o peccato di gola.

Il nostro obiettivo è stimolare riflessioni per stabilire un rapporto virtuoso col cibo: un rapporto di piacere reale che non ha solo a che fare col regime alimentare corretto, ma anche con un’adesione a un’idea di mondo.

Avremo modo nelle prossime puntate di sviluppare questo concetto, ma una bella riflessione la possiamo già iniziare. È giusto mangiare qualcosa, per dire, se sappiamo che ciò che facciamo lede la dignità di qualcuno – sia la nostra, di un animale o del mondo? Una considerazione di tipo olistico ci chiede di non considerarci solo come anima da una parte e corpo dall’altra, con le fratture che si creano quando una parte decide di prevaricare l’altra, e se quindi il corpo soffre per qualcosa di poco sano o ingurgitato in fretta, anche l’anima ne soffrirà – e se ne parlava anche nei dogmi della Scuola Medica Salernitana,

Se ti mancano i medici,
siano per te medici queste tre cose:
l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta.

Il piacere consiste nel trovare un equilibrio tra noi stessi e un principio etico che potremmo racchiudere in una frase incredibilmente semplice: È bello vivere una vita bella.

Da questo deriva una riflessione altrettanto semplice: una vita bella richiede di non nuocere a noi stessi né agli altri, o, meglio, all’armonia del mondo in cui crediamo.

Questo ci garantisce ancora di arrabbiarci, di far l’amore, di innamorarci, di ridere, di dormire, e persino sì, di mangiare con gusto; ma di farlo con la certezza che non nuoceremo a noi né a questa armonia, e anzi, che le nostre azioni saranno a favore di questa armonia e quindi di noi stessi.

Forse significa solo questo essere consapevoli, no?

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9 motivi per cui la nostra vita ha sete, più uno. #2 il corpo.

DUE

La volta scorsa abbiamo parlato della natura.

Questa serie di articoli si chiama, non a caso: nove motivi per cui la vita ha sete. E la natura è uno di quelli, evidentemente. Abbiamo bisogno della natura, anche quando la neghiamo: la natura è benevola padrona dell’intero sistema, non sua parte. Rispettarla non è solo una scelta, ma è l’unica scelta; contrapporsi a essa porta non solo alla catastrofe dell’ecosistema, ma anche a quella dell’uomo.

Il secondo motivo dei nove di cui parliamo è il corpo, in sé – delle sue funzioni parleremo poi -, spogliato di ogni veste e reso nella perfezione di quello che è, senza aggiunte, senza sovrapposizioni e sovraesposizioni.

Cos’è il corpo?

Per qualcuno è una sorta di contenitore dell’anima, per altri una sorta di espressione animale cui l’intelligenza conferisce elementi umani. Ci potete vedere i sette chakra, l’aura, o lo spirito divino insufflato; potete sapere che per qualcun altro ancora è un tempio, per molti un insieme di pregi e difetti, alcuni sottopelle, altri evidenti a un’occhiata infastidita allo specchio.

A volte basterebbe pensare che il corpo non ha: il corpo è. Il corpo espira e inspira, indipendentemente dalla nostra volontà, il corpo batte, si purifica, il corpo introietta e scompone, mandando ai vari distretti esattamente ciò di cui hanno bisogno. Il corpo si muove, salta, si riposa, risponde a nostri stimoli – per fortuna – e risponde a stimoli suoi, senza interventi nostri – per fortuna -; il corpo porta calore, prova caldo e freddo, e a un determinato livello di vicinanza il corpo emana un grado di perfezione legato proprio all’imperfezione – ci ricorda che la pelle è porosa, che i capillari si rompono, i legamenti si possono lesionare, i capelli sfibrare e che tutto, tutto quanto, è perfetto nella sua delicatezza.

Il corpo si può anche ammalare, certo, e può perfino morire; ma così come si può ammalare può guarire, e fiorire. Noi crediamo nella capacità – acclarata – del corpo di guarire, di ripararsi; crediamo nella capacità del corpo di seguire un percorso naturale, e nella volontà sensata di discutere di questi percorsi naturali, che facciano ricorso a una alimentazione equilibrata – di cui parleremo ancora -, al riposo, alla meditazione, al movimento.

Crediamo a tutto questo, e di tutto questo vogliamo discutere. Vi va di tenerci compagnia?

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UNO - La natura

Apri gli occhi e guarda quello che vedi.

Forse stai leggendo su un monitor, forse su un tablet, forse su un cellulare; magari a una fermata della metro di Milano, o mentre il treno è in attesa che passi sullo stesso binario ma a uno scambio prima un altro treno, più veloce.

Chiudi gli occhi. Un attimo: fallo.

Riaprili.

E immagina di essere in un prato. Un prato come è giusto che i prati siano: ci sono tratti erbosi e ci sono radici che emergono dalla terra, ci sono buche, denti di leone, ortiche, fiori. Papaveri che danno una spruzzata di rosso, e uno stradino sterrato che porta a un casotto, lontano. Ci sono piante da frutto, non distante da te, e alberi. Tutto questo ti è stato dato ma non è tuo. L’albero lo puoi usare per scalarlo e guardare lontano, ma anche no; il frutto che è sulla pianta puoi mangiarlo – che frutto è? Che sapore darà al tuo corpo? –, ma anche no. E i fiori, inizialmente cammini per non pestarli, ma così facendo pesti l’erba; del polline si alza, farà altri fiori quando tu non sarai lì, diventerà alloggio momentaneo per un’ape o niente.

Poi ti accorgi di una cosa.

Una cosa che è interessante.

Che la natura non è lì e tu qui. Non è che la natura esiste quando ci sei e la natura esisterà quando non ci sarai. È che la natura è in te, è te ed è noi, e prosegue dopo che siamo morti anche perché si garantirà il nostro corpo dopo, così come lo ha fatto prima; siamo immersi nella natura, talmente immersi che esiste un momento profondo e pulsante in cui ci chiediamo se esista davvero qualcosa che va al di là di lei e noi insieme.

Respira, ora. Senti quest’aria. Non è stata fatta per te, ma anche per te; e i tuoi polmoni, e la perfezione del tuo corpo, faranno sì che l’aria entrerà e verrà filtrata, l’ossigeno sarà passato al sangue e accompagnato dai globuli rossi dove servirà. La tua anidride carbonica servirà anche lei, nel ciclo della fotosintesi; respira.

Respira. E ascolta.

Guardaci, se riesci; guarda i nostri occhi chiusi coi tuoi.

Siamo in tanti, in questo campo.

In tanti in questa metro, che aspettiamo di scendere alla fermata giusta e intanto pensiamo al modo per portare il senso di quel campo qui, tra noi.

In tanti su questo treno che sta ripartendo, dando una piccola scossa al corpo; chissà dove scenderemo, dove andremo.

In tanti davanti al monitor.

Espiriamo e inspiriamo, espiriamo ed inspiriamo ancora.

Tutto diventa campo, qui intorno; abbiamo sete e lo diciamo così.

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