“L’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Dante così ne parla, nell’ultimo canto del Paradiso, ed è chiaro a quale Dio si riferisca; meno chiaro è il limite della spiritualità come è concepita di questi tempi.
Le religioni vengono lette ormai in contrapposizione, e talvolta in cieca associazione a un ideale – ne siamo tristi testimoni in questi giorni; ma, lungi dal confrontarle se non attraverso lo strumento della dignità, ci piace pensare alla spiritualità come alla terza punta di un triangolo, quella che mira in alto – e, se volete, dà una direzione.
La prima punta l’abbiamo vista e la stiamo vedendo: siamo noi nel nostro rapporto con noi stessi.
La seconda l’abbiamo vista e la stiamo vedendo: sono gli altri, quello che chiameremmo: il mondo.
La terza non esiste se non in stretta correlazione con le altre due, così come le altre hanno bisogno di questa per chiudere il triangolo.
Cosa significa questo? Significa ragionare da un punto di vista che le contenga tutte, e che se ne tradisce una ne tradisce tutte; chi butta una carta a terra non sta facendo del male all’ambiente, ma sta mostrando come è fatto lui, come è concepita la sua spiritualità, qual è il modo in cui crede, aggiungeremmo: in che Dio crede.
Ma la crescita spirituale non è da identificarsi con una scelta religiosa, quanto con una naturale propensione dell’uomo. Come i nostri avi che levando gli occhi al cielo davano un nome al dio delle tenebre, uno al dio della luce, uno a chi governa la casa, uno a chi presiede al mare, allo stesso modo noi vedendo tenebre, luce, casa e mare possiamo non dire: questo è il Dio, ma: questa è una sua manifestazione, un suo prodotto; il frutto da rispettare di una immensa pianta della quale non vediamo le radici.
È così, tra le altre cose, che si crea la naturale preghiera di chi entra in biblioteca e abbassa la voce, abbassa la voce in un museo, lo fa guardando un tramonto al mare indifferente alla presenza di altre persone, sospende il respiro di fronte al nero del cielo che si squarcia e lascia passare un raggio di luce: la bellezza che riconosciamo ha quella capacità improvvisa di sospenderci dal tempo e innestarci nel momento, farcelo assaporare appieno, renderci all’istante cauti per calarci in qualcosa che non possiamo capire né tantomeno spiegare ma vivere, oh, quello sì.
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#2 Il corpo
#3 L’alimentazione
#4 La crescita personale
#5 La crescita spirituale
#6 Il movimento
#7 Il turismo
#8 Gli animali
#9 Il rispetto
#10 Era Consapevole